Zone umide del Parco del Serio
Cos’è una zona umida
Il termine “Zona umida” raggruppa in sé una vastissima gamma di ambienti naturali comprendente, secondo la Convenzione internazionale sulla conservazione delle zone umide siglata a Ramsar (Iran) nel 1971, “aree palustri, acquitrinose o torbose, oppure gli specchi d’acqua, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua ferma o corrente, dolce, salmastra o salata, compresi i tratti di mare la cui profondità non eccede i sei metri con la bassa marea”. Tutti quei luoghi, quindi, dove l’acqua incontra la terra e insieme si fondono e si uniscono per creare mosaici di ambienti unici ed irripetibili, fragili e ricchissimi di vita, affascinanti e sconosciuti, da avvicinare ed osservare in punta di piedi.
Le zone umide in Lombardia e nel Parco del Serio
Non è necessario recarsi al Delta del Po o nelle Valli di Comacchio per vedere da vicino stupendi esempi di zone umide incontaminate, a volte questi tesori sono custoditi proprio a pochi passi da casa nostra. In Lombardia, i due terzi circa delle Riserve Naturali possono essere definite zone umide; comprendono laghetti prealpini, fontanili, sorgenti, boschi allagati, torbiere e paludi.
Nel Parco del Serio, basta percorre le rive del fiume, tra Bergamo e Crema, per imbatterci in almeno 5 tipologie di zone umide d’acqua dolce differenti:
Fontanili
I fontanili occupano una fascia larga da 4 a 15 Km posta sulla riva sinistra del Po’. La sequenza inizia a partire da Cuneo fino a giungere a Monfalcone, all’interno dell’alta pianura padana. Una conoide, che in pianta ha la forma di un grande ventaglio, si origina quando i torrenti passando alla pianura, per il brusco cambiamento di pendenza, depositano la parte piú grossolana del materiale trasportato. La fascia delle risorgive trae la propria origine proprio dalla diversa composizione litologica che si riscontra nel passaggio tra alta pianura, caratterizzata da terreni altamente permeabili e la bassa caratterizzata da suoli quasi impermeabili. Infatti in seguito alle piogge i terreni dell’alta pianura sono in grado di immagazzinare le acque che nel loro scorrere verso sud riaffiorano nel momento in cui incontrano una fascia impermeabile, costituita dai banchi di argille depositati dal susseguirsi delle alluvioni del fiume, ciò origina una falda freatica, cioè in pressione.
In provincia di Bergamo, lungo il conoide del Serio, si ritrovano tre diversi livelli di falda dai quali si originano tre diverse serie di fontanili. La prima serie parte da Brembate, sotto la zona di confluenza tra Adda e Brembo, passa per Urgnano e Ghisalba fino a Palosco. A questa prima fascia localizzata sul conoide del Serio appartengono i fontanili di Cologno al Serio tra i più interessanti del Parco.
Più a sud lungo la linea che unisce Cassano d’Adda a Calcio, passando a sud di Romano di Lombardia, emerge una seconda falda che presenta un apporto idrico più costante durante l’anno, l’acqua si origina principalmente dai conoidi di Adda, Serio e Oglio. L’ultima linea parte da Rivolta d’Adda per terminare a Torre Pallavicina.
La fascia dei fontanili nell’area Bergamasca e Cremasca occupa un’ ampia fascia di quasi trenta chilometri di larghezza. Il regime idrico presenta in condizioni naturali portate massime nella tarda primavera e in autunno in coincidenza con i massimi pluviometrici. Grazie alla lunga permanenza delle acque nel sottosuolo e alla filtrazione conseguente alla percolazione nel terreno, l’analisi delle acque mostra ottime condizioni chimico – fisiche, limpidezza e temperature costanti.
Origini storiche
I primi fontanili furono costruiti a partire dal XI – XII secolo per bonificare le zone acquitrinose che erano presenti in quelle aree. L’opera di trasformazione è attribuita ai monaci Benedettini e ai Cistercensi ma in effetti le opere furono realizzate da numerosi proprietari terrieri, servi e salariati che tramite la costruzione di rogge e scolmatori eliminarono molte zone umide e paludi presenti nel territorio. Il primo riferimento al termine “fontanile” risale al 1386, all’interno di un atto notarile nella zona di Segrate.
Il fontanile era costituito fino a pochi anni fa da una “testa”, uno scavo effettuato nel punto della risorgiva, nella quale si trovano una o più “polle” da cui scaturisce l’acqua; da qui l’acqua passa in un “collo di fontana” e si immette poi in un “canale” (roggia), la cui acqua viene utilizzata per uso agricolo.
Le polle erano ottenute ponendo sul fondo dei tini di rovere privi del fondo e con i lati bucherellati in modo da permettere il passaggio dell’acqua ipogea convogliandola in superficie. Oggi per effettuare questa operazione si utilizzano dei tubi in cemento o di ferro di 15 – 20 cm di diametro, infilati nella falda anche per alcuni metri di profondità.
La profondità dell’acqua è maggiore nella testa del fontanile dove raggiunge 1 – 2 m, da qui l’acqua inizia a scorrere con velocità, portata e temperatura (media di 11 – 14 °C), che sono all’incirca costanti nel corso dell’anno, garantendo quindi condizioni particolari che possono consentire per esempio in inverno lo sviluppo di più generazioni di insetti acquatici. L’acqua veniva utilizzata nel passato per l’alimentazione delle “marcite”, che consentivano di ottenere fino a 9 sfalci in un anno rispetto ai 3 – 4 che è possibile ottenere dalla coltivazione di un prato stabile.
Gestione
Non dobbiamo dimenticare che essendo ambienti semi – artificiali la mancanza di una loro periodica manutenzione porta ad uno sviluppo incontrollato della vegetazione e ad un accumulo di sedimenti che portano col passare del tempo ad un interramento del fontanile stesso e alla sua definitiva scomparsa.
Lanca
Con questo termine si indica l’antico corso del letto del fiume, abbandonato in passato e progressivamente invaso dalla vegetazione. Conosciute localmente anche come “morte”, soprattutto se di piccole dimensioni, le lanche rappresentano un’ambiente ricchissimo di flora e fauna selvatica. I migliori esempi di lanche del Parco sono presenti nella Riserva Naturale Palata Menasciutto. La loro principale minaccia è rappresentata dall’interramento.
Campo o prato allagato
Si tratta di zone umide temporanee, che si formano a seguito di forti piogge e delle periodiche esondazioni del fiume. Rappresentano un ambiente unico per la sosta e l’alimentazione dell’avifauna acquatica durante le migrazioni.
Palude
Piccoli lembi di paludi naturali sono presenti qua e là lungo l’asta del fiume Serio. In buona parte in fase di prosciugamento e di conversione a bosco igrofilo.
Laghetto di cava abbandonata
Pur trattandosi di ambienti di chiara origine artificiale, i laghetti di cava abbandonati, se soggetti ad opportuni interventi di ripristino ambientale (es. riduzione della pendenza delle sponde e piantumazione con essenze vegetali autoctone) e lasciati “a se stessi” per qualche anno si trasformano in zone umide di tutto rispetto. La principale minaccia è rappresentata però dalla loro conversione in laghetti di pesca, di valore nullo dal punto di vista ambientale e naturalistico, e dall’eccessivo disturbo antropico.